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Lui & Lei

Una cena di lavoro e un dolce inatteso


di LeoneLeale
13.08.2021    |    3.026    |    1 9.6
"Sento il suo seno sodo e profumato strofinarsi sul mio petto, sono eccitatissimo, lei lo sa, lo sente..."
Lavoro tutta la settimana, a volte anche nel weekend, soprattutto quando devo viaggiare per incontrare clienti. Sono di Milano, quel giorno in aeroporto c'era un cielo grigio come poche altre volte, grigio e umido. Faceva caldo e l'umidità mi ingabbiava nella camicia del mio completo. Quando viaggio solitamente cerco di vestire in modo comodo, un jeans e una maglia sportiva ma quella volta non avrei avuto il tempo di passare in hotel. Al mio arrivo a Roma mi avrebbe accolto Carlo e visto che l'aereo era in ritardo al mio arrivo saremmo andati direttamente al ristorante per una cena di lavoro. Carlo è un mio collaboratore, lavoriamo insieme da anni. Lui si occupa di investimenti. In quel periodo era entrato in contatto con una realtà russa, dei ricchi investitori. Questi volevano comprare delle tenute di campagna e io avrei dovuto conoscerli per fare delle stime sul tipo di produzione che avrebbero potuto ottenere coltivando in quei territori.

Il volo lo passo rileggendo documenti e preparando le mie argomentazioni. Sono una persona precisa, mi piace avere sempre un senso di controllo sull'andamento delle cose.
Arrivato a Roma il clima era più mite, era già primavera da un paio di settimane e l'aria frizzante era un toccasana per il mio umore.

- "E allora?! Pensavo non venissi più!"

- " Sai bene che se non fosse per la mia puntualità quella villa in collina non l'avresti mai comprata!"

-"Ben arrivato amico mio. Siamo in ritardo ma non troppo, i russi hanno avuto un contrattempo. Se vuoi però possiamo iniziare ad andare cosi beviamo qualcosa mentre li aspettiamo."

-"Si, mi va proprio. Questa settimana è stata un inferno. Ho proprio bisogno di sciogliermi un pò."

Saliamo in macchina e tra le frasi di rito di due amici che si incontrano troppe poche volte l'anno arriviamo in centro.
Il posto è molto bello, ci sono dei tavoli all'aperto e c'è un'atmosfera fantastica. Io prendo un bicchiere di Chardonnay, lui uno Spritz.

- "Guarda che oramai hai un'età. Quando la smetterai di bere roba da ragazzini?"
Mi piace punzecchiarlo. Lui non perde un secondo per replicare: "Beh sai che sono molto più giovane di te, fattene una ragione. Io sono giovane e bello".

Carlo fa sempre battute del genere, in realtà ci leviamo solo qualche mese ma lui ha questo modo di fare. É sposato, ha due figli come me. Lui è quel tipo di uomo che si gira a guardare una bella ragazza anche se non hai più di vent'anni. Noi invece ne abbiamo rispettivamente 43 e 42.

Il nostro aperitivo prosegue e dopo poco lui si alza per andare in bagno.
Controllo il telefono, chiamo Elena, mia moglie. "Si tesoro tutto ok, finiamo qui e vado in albergo.. ok te lo saluto. A dopo."

Riattacco e poso il telefono sul tavolo. Quando rialzo gli occhi il mio sguardo incrocia il suo. Lei è li con un amica. Sembra più giovane di me, anzi lo è sicuramente. Bella da morire. I suoi capelli neri e lisci scendono fin sotto le spalle, indossa un vestito nero, stretto e lungo: scollato davanti mette in risalto il seno, aperto dietro quanto basta per farmi ammirare la sua splendida schiena abbronzata e senza alcun segno del costume.

-"Che monella!"
-"Chi?" risponde Carlo che sta riprendendo posto. Faccio un cenno con il capo indicandogli uno dei tavoli davanti al nostro. Lui fa quell'espressione di apprezzamento alzando le sopracciglia e aggiunge: "Vecchio mio, sempre di buon occhio!"
Arrivano i nostri clienti, giro di presentazioni e convenevoli. Si sono portati una interprete. Abbiamo finito il primo e lei non ha tolto gli occhi di dosso a Carlo. Qualcosa mi fa pensare che dovrò tornare in hotel con un taxi. In realtà in taxi ci tornerei con quella bella mora di fronte a me, che non riesco a smettere di guardare e lei contraccambia puntualmente accennando un sorriso furbetto ad ogni sguardo. Andiamo avanti cosi anche durante il secondo. La conversazione di lavoro che rimane comunque attiva e produttiva passa in secondo piano. Adesso è lei che cerca il mio sguardo, sta mangiando della carne, ha delle gambe lunghe e lisce, indossa uno stiletto nero che le sfila le caviglie magre e sexy. Io la guardo, lei mi guarda. Sono una persona fedele. Non ho mai tradito Elena, sono una persona seria mi sono sempre detto tutte le volte che la tentazione era tanta. Meglio andare a darmi una rinfrescata. Mi alzo chiedendo ai commensali di scusarmi un attimo e raggiungo l'interno del locale. Procedo con passo spedito verso il bagno, mi sciacquo il viso guardandomi allo specchio: "Figa 43 anni ma mica da buttar via!"

Noto una finestra proprio di fianco al getto di aria calda per asciugare le mani. Il locale ha al suo interno un cortile con un piccolo portico dove ci sono accatastate le cassette del vuoto a rendere e altre cianfrusaglie da ristorante.
Esco dalla porticina vicino quella del bagno, faccio due passi. Accendo la mia Marlboro light e do due boccate prima di sentir riaprire la porta alle mie spalle: "Hai da accendere?"
Era lei.

Così conobbi Sara. Da vicino era ancora più bella, profumava di zagara e aveva una presenza statuaria. Lei collabora con l'università, fa ricerca dice. Abbiamo parlato per non più di tre minuti, abbiamo finito le sigarette e non so come siamo finiti a baciarci dietro quel cumulo di cassette di bottiglie vuote. Sento il suo culo sodo tra le mie mani, le stringo i glutei con decisione mentre lei preme su di me con tutto il corpo. Sento il suo seno sodo e profumato strofinarsi sul mio petto, sono eccitatissimo, lei lo sa, lo sente. Con la mano destra inizia a toccarmi il cazzo da sopra i pantaloni, mi sento cosi duro, pulso di desiderio dentro i miei boxer. Le ho alzato quel vestitino stretto che adesso le stringe sui fianchi:

- "Mi chiedevo che mutandine indossassi dal secondo sguardo"
- "Sono all'altezza delle tue aspettative?"

Indossava una mutandina a brasiliana con dei decori in pizzo nero che avevo già spostato prima di iniziare ad premere con delicatezza sul suo clitoride. Il suo respiro adesso è ancora più intenso, la sento allargarsi man mano che scivolo sempre più dentro con le dita.

Ho un dito dentro di lei, è cosi calda. Mi muovo sentendola gemere delicatamente al mio orecchio. "Mettine dentro un altro, toccami, allargami per bene." Mi sento esplodere, sono cosi in tiro. Lei ha il mio cazzo in mano e mi sta facendo una sega mentre io continuo a scivolarle dentro con le dita. Manteniamo lo stesso ritmo, sembriamo in sincronia, intensi e leggeri allo stesso modo. La sento godere e io sono cosi pieno. La giro di schiena, le entro dentro con delicatezza. É cosi liscia e calda. Inizio a pomparla sempre con più forza, esco e rientro il mio cazzo quasi per intero, lo sente scivolare dentro tutto ad ogni botta. Sento di riempirla in modo ermetico, come se non restasse un solo millimetro libero dentro la sua figa calda e bagnata.
Lei alza una coscia poggiando il piede destro su una delle cassette vuote rimaste per terra. "Mi fai morire, ti sento tutto dentro". Aveva parte del seno fuori dalla scollatura e io con una mano le tenevo una tetta, avevo il capezzolo tra l'indice e il medio, lo stringevo con le dita mentre la palpavo con il resto del palmo in modo deciso. Sto per venire, le lo avverte, pulso di piacere e non riesco più a trattenermi. Sguscio fuori e lei con respiro affannato mi prende il cazzo in mano continuando a segarmi. "Vieni Adriano, viene per me.." Schizzo senza fine su quelle cassette per più volte, mi tremavano le gambe e stringevo forte le palpebre. Mi ha strizzato per bene, e dopo aver portato il dito indice alla bocca per una leccatina furbetta si tira su e giù il vestito tornando composta.

- "Grazie per la sigaretta Adriano, adieu."
- "Grazie a te per la chiacchierata Sara."

Sorridiamo e poi scompare rientrando dalla porticina.
Torno al tavolo camuffando il mio appagamento con una aria pensierosa. Fingo di concludere una chiamata mettendo il telefono in tasca. Gli altri hanno già finito il dessert, io ne ho avuto uno migliore. Spero che Carlo abbia concluso l'affare. Domani ho un areo da prendere presto.

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